ALIGHIERO BOETTI, IL FILO DEL PENSIERO


Alighiero Boetti, o, come si firmava negli ultimi anni per distinguere la persona dal personaggio, “Alighiero e Boetti”, è da molti anni uno degli artisti contemporanei italiani più internazionali, conosciuto in particolar modo per i celebri arazzi su cui, in griglie colorate, lettere altrettanto colorate scrivono modi di dire, date, frasi…

Boetti esordisce a Torino, sua città natale, alla fine degli anni ‘60 partecipando al movimento dell’Arte Povera, ma in breve tempo abbandona entrambe per dedicarsi alla sua ricerca di matrice concettuale e matematica. Si trasferisce a Roma nei primi anni Settanta e negli stessi anni scopre il medio oriente, in particolare l’Afghanistan, dove compra un albergo, l’One Hotel e dove, nel 1971, realizza il suo primo ricamo: due pezze di stoffa con due date, 16 dicembre 2040 - 11 luglio 2023, il centenario della data di nascita dell’artista e quella presunta per la sua morte. Un altro gioco nel gioco, cominciare con la fine.

Dopo il primo arazzo avvia a Kabul un vero e proprio progetto artistico, affidato alle sapienti mani delle ricamatrici locali. Dopo 8 anni tutto si interrompe bruscamente: è l’inizio della guerra, cui fa seguito il sequestro dell’albergo e l’impossibilità per uno straniero di poter rimanere. È il 1979; da quel momento gli arazzi, tranne le "mappe", verranno tutti prodotti in Pakistan e, forse per differenziarli dalla prima produzione, le lettere diventeranno più piccole.

Aste Bolaffi è particolarmente fiera di presentare un’opera iconica dell’ultimo anno dell’avventura in Afghanistan di Boetti: un grande arazzo con la predominanza di un blu notte profondo, illuminato dai tanti colori del suo alfabeto. Nell’arazzo, dall’alto al basso, da destra a sinistra, si leggono in lettere tutte le combinazioni numeriche possibili per scrivere la data di creazione dell’arazzo stesso, un profetico 1978.

L’altra opera che si presenta ad Aste Bolaffi è una ‘summa’ di due importanti produzioni dell’artista, sempre della fine degli anni Settanta: le biro e gli aerei, una serie di lavori in cui di nuovo l’esecuzione è delegata a terzi, ma con maggior consapevolezza da parte dell’artista che essere solo il regista e poter lasciare spazio a interazioni non completamente prevedibili è ciò che rende l’opera preziosa e unica.


Nella serie aerei Boetti commissiona a un disegnatore la realizzazione di aerei precisi da ogni prospettiva e angolatura, poi chiede ad altri di riempire con penne a sfera Bic il cielo. Il risultato è un trittico con una “esplosione” di aerei che ci viene incontro in un cielo/mare di onde d’inchiostro blu. A proposito di questa serie di lavori, l’artista diceva: “è un cielo ideale, sognato e immaginario (anche se i miei sono veri aerei che esistono e volano ogni giorno! Vanno dappertutto, in ogni direzione e viaggiano nel mondo intero)… un giorno sarà possibile. Gli aerei non saranno più pilotati da uomini ma da robot e tutto sarà calcolato. Fra qualche anno, la mia opera sarà la vera rappresentazione del cielo!”

Oggi, avanzati sistemi di tracciamento aereo consentono di visualizzare i voli in tempo reale e di conoscere – come sognava Boetti – le caratteristiche, la rotta e la posizione di ogni singolo velivolo, contemporaneamente. (di Caterina Fossati)

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