EROS E THANATOS NELLA FOTOGRAFIA DI NOBUYOSHI ARAKI


Nobuyoshi Araki è, tra i fotografi del Novecento, colui che maggiormente ha elevato la dicotomia atavica tra Eros e Thanatos, Amore e Morte, a topos narrativo comune alla sua complessa, multiforme e articolata produzione artistica, e non solo, ma considerandolo come essenza della vita e della ricerca fotografica stesse.
Tale contrapposizione emerge soprattutto analizzando le tematiche a lui più care e il modo in cui esse vengono espresse nei suoi scatti: l’amore, il sesso, la femminilità, ma anche il dolore della perdita e la morte, sempre intrise di sfumature e di rappresentazioni simbolico-rituali in cui la sua produzione prolifica, quasi bulimica, si fa specchio delle sue esperienze, del suo vissuto personale. La macchina fotografica, intesa come un’estensione del corpo dell’artista diventa un organo vitale attraverso il quale entra in contatto con il mondo e stabilisce relazioni con le persone, sente ed esprime emozioni, vive i momenti di gioia e metabolizza i dolori e i lutti.
In questo contesto si innesta un’azione creativa che è continua, insistente, energica, vorace come testimonia l’immensa serie di Polaroid a colori, mosaico fittissimo di piccole opere autonome e uniche, multiforme universo visionario che riguarda i sentimenti profondi di Araki nei riguardi delle donne, della vita, della morte. 
Nude, colte durante l’esplosione del piacere, messe in posa, immortalate per strada, inseguite nel privato, le “modelle” di Araki possiedono una forza iconica dirompente a cui fanno da contrappunto colori desaturati, linee morbide, visi solcati da occhi distaccati dal mondo e velati di insensatezza. La sessualità che le vede protagoniste non è mai violenta e prevaricatrice, neanche nelle situazioni di bondage feticistico e sadomasochistico, forse la tematica che lo ha reso più celebre a livello internazionale. Anzi. Tutto è avvolto in un simbolico velo di altissima poesia visiva e di rimandi storico-culturali che affondano le loro radici nella tradizione giapponese dello Shiatsu, dello Shibari (una forma di incarcerazione utilizzata dai Samurai fin dal XV secolo) e della sua deriva erotica tardo ottocentesca, il Kinbaku (arte della legatura erotica). In questa commistione di rimandi, Araki ritrae donne legate, appese, imbavagliate, in cui il voyeurismo morboso lascia spazio al gioco, cui partecipano consapevolmente anche le modelle, e in cui si esplorano i confini tra bene e male, tra piacere e dolore, tra fragilità e forza. Quella di Araki è pornografia filosofico-esistenziale, vera e propria espressione artistica che, priva del vizio e del moralismo occidentale d’ispirazione religiosa, fa riemergere in tutta la sua forza il meraviglioso senso di stupore che coglie l’occhio umano davanti all’esibizione di un corpo. 
Parallelamente le stesse tematiche, e soprattutto lo stretto legame tra vita e morte, vengono scandagliate nel ciclo di opere Flowers. Dalie, camelie, orchidee e fiori di ogni specie sono colti nel momento di massimo splendore, nel turgore vitale caratteristico della natura un attimo prima di appassire, come a ricordare che dolore e sofferenza sono parte integrante della vita quanto la bellezza, l’eros e l’amore.
Sembra tutta superficie la fotografia di Araki, una mera ricerca estetica, ma così non è. Esplora invece territori nascosti, mettendo sullo stesso piano ironia e analisi del mistero dell’esistenza, desiderio erotico ed espressione ludica. La potenza e la forza delle sue immagini vengono incarnate da questa complessa stratificazione emozionale che suscita nell’osservatore: se i suoi fiori carnosi, e le scene di bondage estremo, possono quasi disturbare il pubblico perché apparentemente intrise di violenza e perversione, nei suoi scatti vi è sempre un dettaglio, che sia un triceratopo di plastica, un gatto di ceramica o lo sguardo liquido della modella sapientemente studiati, a catturare il nostro sguardo permettendoci di cogliere le innumerevoli sfumature che sono essenza stessa della vita.
Innumerevoli sono le pubblicazioni che raccolgono il suo universo visionario, così come moltissime sono le mostre internazionali che lo riguardano e il fervore collezionistico che ribolle intorno alle sue polaroid, minuscole opere d’arte di cui Aste Bolaffi ha il piacere di poter presentare una poetica selezione che va all’incanto il 6 novembre durante il nostro appuntamento annuale dedicato alle Arti del Novecento.

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