I FRANCOBOLLI E LE AFFRANCATURE MISTE DEL LOMBARDO VENETO


Il primo Stato preunitario italiano a emettere francobolli fu, nel 1850, il Lombardo Veneto che all’epoca faceva parte dell’Impero austriaco. I cinque valori non dentellati predisposti per i territori italiani ricalcavano completamente quelli della madrepatria con l’unica differenza data dalla denominazione in centesimi di lira invece che in kreuzer. Questi francobolli rimasero in vigore fino a tutto il 1858 compreso, prima di essere sostituiti dalla seconda emissione che, a differenza della precedente, oltre alla presenza della dentellatura, riportava il nuovo valore espresso in soldi. Alla nuova serie ne seguirono altre tre successive valide fino al 1866, anno nel quale il Veneto, il Friuli e la provincia di Mantova passarono al nuovo Regno d’Italia (la Lombardia era già stata annessa al Regno di Sardegna dopo la seconda guerra d’indipendenza nel 1859). Ai francobolli per la posta ordinaria si affiancarono anche, sempre nel periodo della dominazione austriaca, quattro emissioni per l’affrancatura dei giornali e due di marche per la tassazione dei periodici. Proprio in virtù di questa grande varietà di esemplari, il Lombardo Veneto è uno degli antichi stati più ricercati e studiati dal punto di vista della filatelia e della storia postale. Tra i massimi collezionisti del settore, senza pretese di completezza, un posto d’onore spetta a Marco De Marchi (1872-1936), industriale di origine svizzera che alla morte donò i suoi preziosi francobolli al museo del Risorgimento di Milano, a Leopoldo Rivolta (1876-1925) grande collezionista e studioso, fondatore fra l’altro del Corriere Filatelico, e a al figlio Achille (1908-1992) industriale petrolifero che seguì le orme filateliche paterne, premiato con numerosi allori a partire dall’oro raggiunto all’esposizione internazionale di Vienna Wipa 33 al gran premio nazionale Wipa 65. Ricordiamo anche Emil Capellaro (1915-2007), tedesco di origine italiana la cui grande raccolta è stata dispersa da Aste Bolaffi nel 2007, e Ottavio Masi, vincitore del gran premio nazionale all’esposizione filatelica WIPA nel 2008.

Come per altri stati italiani, un approfondimento di notevole interesse è costituito dalle affrancature miste di valori appartenenti a diverse emissioni. All’interno dell’asta dello scorso dicembre era presente una lettera del 12 luglio 1865 in partenza da Vienna e diretta a Milano con una combinazione di francobolli unica, in cui un esemplare del 3 soldi verde dell’emissione 1864 si trovava accompagnato sullo stesso documento da tre valori austriaci: un 5 kreuzer rosa e un 15 kreuzer bruno, entrambi della coeva emissione, e un 3 kreuzer verde, valore corrispondente al 3 soldi ma appartenente alla precedente emissione del 1863. Tutti questi fattori concorrono a determinare un insieme di eccezionale interesse filatelico, in quanto, oltre a esemplari di tre colori diversi, vi è la presenza non solo di emissioni diverse dello stesso stato (in questo caso la quarta e la quinta serie austriaca) ma anche l’aggiunta di un francobollo di Lombardo Veneto e quindi di uno stato diverso, nonostante dipendesse dalla medesima amministrazione postale e fosse inglobato nell’impero. Il pezzo, accompagnato da un certificato del grande perito Enzo Diena, è stato aggiudicato a 30.500 euro. Sempre all’interno dello stesso capitolo sono stati proposti altri due documenti di notevole rarità. Il primo era costituito da una lettera del 5 agosto 1854 da Milano per Trieste con un 5 centesimi giallo e un 10 centesimi nero della prima emissione del 1850 affiancati da un 25 centesimi camoscio emesso dal Ducato di Modena nel 1852 già annullato e riapplicato in frode. Lo scopo dello scrivente che affrancò la missiva era quello di risparmiare parte del porto unendo ai due francobolli di valore facciale inferiore l’esemplare di Modena che, per il colore, avrebbe facilmente potuto confondersi con il 30 centesimi della stessa emissione di Lombardo Veneto necessario a completare la tariffa necessaria. L’efficiente amministrazione postale asburgica non cadde tuttavia nel tranello e tassò la lettera, che venne comunque spedita alla sua destinazione, riconoscendo come non valido l’esemplare già annullato. La busta, che partiva da una base di partenza di 2.500 euro, è stata disputata da più collezionisti fino a raggiungere un realizzo finale pari a 14.640 euro. L’altro documento, simile al precedente e risalente al medesimo mittente, presentava invece, accanto agli stessi esemplari delle poste imperiali, un 25 centesimi violetto del Ducato di Parma, anch’esso già annullato in precedenza e applicato nel tentativo di trarre in inganno i funzionari postali, che ovviamente ancora una volta tassarono la lettera, indirizzata questa volta a un avvocato di Padova. Stimato in partenza 2.000 euro, il lotto ha avuto pure in questo caso un realizzo quasi sei volte superiore, facendo fermare il martello del banditore a 11.590 euro. Tre esempi di come la filatelia, oltre a rappresentare un investimento antiquariale, consenta anche di entrare nel vivo delle vicende storiche del passato, attraverso le quali è possibile ‘leggere’ un’importante busta allo stesso modo in cui gli occhi dell’esperto e dell’appassionato colgono in una tela le influenze manifeste e sotterranee del tempo in cui fu dipinta.

Di Alberto Ponti