I MANIFESTI E LA BELLE EPOQUE ITALIANA


Tenutasi con modalità solo online dal 12 al 26 novembre 2014, l’asta bolaffi di mani- festi era articolata nelle tradizionali due sezioni dedicate al cinema e alla pubblicità. Tra i lotti che facevano parte di quest’ultima erano presenti, in particolare, alcune storiche affiches di inizio ‘900 che hanno confermato, con i loro brillanti risultati, come l’interesse dei collezionisti sia focalizzato su quello che è definito il ‘periodo d’oro’ del manifesto non solo italiano. 

Un raro poster, finora noto in pochissimi esemplari, per il giornale d’italia’di roma, realizzato da Luigi bompard e stimato 2.500 euro di base d’asta, è salito fino a 4.500 euro di aggiudicazione.
Il manifesto non riportava la data di stampa ma non è arduo ipotizzare che fosse stato commissionato dall’editore per il lancio del quotidiano, il cui primo numero vide la luce nel 1901 e la cui sede si trovava nella capitale, nel palazzo Sciarra affacciato sulla centrale via del Corso. Ispirato al modello del corriere della sera, finanziato da Sidney Sonnino e Antonio Calandra, entrambi destinati a ricoprire in seguito il ruolo di presidente del Consiglio dei ministri del regno, oltre che da esponenti dell’aristocrazia e della nascente imprenditoria romana, il giornale si proponeva lo scopo di dar voce alla componente più marcatamente liberale della destra storica che si era trovata in minoranza all’interno del nuovo governo Zanardelli. 

per l’inizio delle pubblicazioni il bolognese (di origine francese) bompard, disegnò in una raffinata e ‘parigina’ scena d’interni, con l’ambientazione nel palco di un teatro di derivazione quasi impressionista, due coppie nelle quali gli uomini (uno tra l’altro è un ufficiale) sono assorti nella lettura del quotidiano sotto lo sguardo delle proprie signore. Tale sguardo è, allo stesso tempo, di ammirazione e di approvazione, tanto da rendere i protagonisti della scena il modello ideale di pubblico, tradizionalista, reazionario e ben inserito nella società, al quale la pubblicazione intendeva rivolgersi. 

Altro soggetto disputato ben oltre la base di partenza di 1.000 euro e battuto infine a 3.500 euro è stato quello ideato da Adolfo Hohenstein per la quarta esposizione triennale di belle arti tenutasi presso l’Accademia di brera a Milano nell’autunno 1900. Fin dall’inizio dell’800 le mostre a brera si tenevano con cadenza annuale e com- prendevano opere sia di allievi dell’Accademia sia di altri artisti. A partire dal 1891 le esposizioni si svolsero invece a livello triennale e per propagandare quella del 1900, anno dall’alto valore simbolico, fu chiamato uno degli ‘affichistes’ più affermati a livello internazionale, che creò per l’occasione una delicata allegoria dell’arte, rap- presentata da una bianca figura femminile alla quale i suoi seguaci offrono in dono le prove del proprio estro. Tutta la produzione maggiormente nota di Hohenstein data infatti tra gli ultimi anni del diciannovesimo secolo e i primi del ventesimo e, addirittura nello stesso anno, l’artista aveva già prodotto altre immagini pubblicita- rie di grande successo, vere e proprie icone dei principali eventi mondani dell’epoca, come i manifesti per alcune manifestazioni monegasche e per la prima esecuzione della tosca di puccini tenutasi il 14 febbraio al Teatro Costanzi di Roma. 

Sempre in questa particolare temperie culturale dei primissimi anni del secolo scor- so si inquadra anche il poster per un’esecuzione italiana dell’operetta the Mikado del compositore inglese Arthur Sullivan, opera di un anonimo cartellonista stampa- ta a Firenze. Al successo del lotto, stimato 250 euro di base d’asta e venduto a quasi dieci volte tanto per 2.375 euro, ha certamente contribuito il fatto che, sebbene poco noto e rappresentato in Italia, Sullivan è invece uno degli autori più eseguiti nel mondo anglosassone, soprattutto per quanto riguarda i lavori teatrali scritti in collaborazione con il librettista William S. gilbert, come per l’appunto the Mikado, the pirates of penzance e numerosi altri. La fama di questi lavori fu così grande che a Londra nel 1881 venne appositamente costruito il ‘Savoy Theatre’ per la rappresen- tazione di opere di gilbert e Sullivan che per molti decenni, oltre a raggiungere ogni anno centinaia di rappresentazioni in Europa e negli Stati Uniti, furono il modello al quale si ispirarono i principali autori teatrali di Broadway. 

Di Alberto Ponti