IL GLAMOUR DEGLI ANNI RUGGENTI NEI MANIFESTI DÉCO


Si è conclusa da pochissimo la mostra dedicata al Déco ospitata presso i Musei di San Domenico a Forlì, intitolata “Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia 1919-1930”. Con un catalogo e un allestimento curati nei minimi dettagli grazie a prestiti significativi, Forlì ha fatto rivivere il clima glamour di un movimento che ha abbracciato trasversalmente le diverse forme della produzione artistica a cavallo tra il primo decennio del Novecento e la fine dei ruggenti Anni Venti.

Un percorso che si snoda tra architetture, dipinti, oggetti di arte decorativa, moda e arredi accompagnati dal comune denominatore di un gusto e un linguaggio nuovo, che affonda le sue radici nelle istanze delle Secessioni austro-tedesche, passando per il razionalismo e il ritorno all’ordine, e concludendosi proprio in concomitanza con i grandi cambiamenti politici ed economici mondiali che hanno permesso l’affermarsi di nuovi valori estetici, ideologici e formali a partire dagli anni Trenta.

In un panorama così complesso il Déco si fa portavoce di un gusto che si fa chic e glamour e che si manifesta in interni sapientemente arredati, in abiti scintillanti tempestati di lustrini e paillettes e in oggetti di uso quotidiano declinati con un’attenzione per il dettaglio quasi maniacale, volto all’esasperazione dell’elemento decorativo sempre modulato secondo modelli che passano per il gusto per l’Oriente, il primitivismo, la classicità e il moderno.

Non stupisce che proprio nei manifesti pubblicitari queste istanze venissero portate all’eccesso, con la riuscita di soggetti dall’incredibile impatto visivo che spaziano dall’iconica Turandot di Leopoldo Metlicovitz, alle silhouettes di Claude Gadoud e di Giuseppe Riccobaldi del Bava, passando per le “cartoline” di Roger Broders e Cassandre, per gli interni di Werner Von Axster-Heudtlass e concludendosi con i gonnellini svolazzanti di Josephine Baker immortalata nelle sue sfrenate danze da Zig.

Se volessimo scrivere una piccola storia del manifesto Déco non potremmo escludere Marcello Nizzoli che con le sue “nature morte” dai vibranti colori, celebra il re dell’aperitivo: il Campari, grande protagonista dei tavolini dei café nelle serate del bel mondo. E chissà che proprio il Campari non l’abbia fatta da padrone anche durante il Bal de la Maroquinerie del 1929. Eleganti signori in abito da sera e donne impellicciate, capelli à la garçonne e volti stilizzati a pubblicizzare la soirée mondana del Claridge, in un manifesto dal piccolo formato ma dalla grande rarità firmato da Elie-Anatole Pavil.

Affiches dal fascino senza tempo, caratterizzate dalla versatilità che solo un movimento come il Déco ha avuto abbracciando ogni aspetto del vivere di quegli anni meravigliosi e travolgenti che a suon di Jazz e Charleston sono entrati ormai nell’immaginario collettivo come simbolo di un’epoca chic e festosa, eccessiva e sregolata come i party che infuocavano le notti a villa Gatsby.

Aste Bolaffi si inserisce in questo spirito dedicando proprio al Déco, nel prossimo appuntamento con le Arti del Novecento, un’affascinante selezione di affiches provenienti da importanti collezioni private.

di FRANCESCA BENFANTE