IT’S ALIVE, IT’S ALIVE! MOSTRI, FILM E MANIFESTI CULT DEL GENERE HORROR


Personaggi immaginari, mostri, situazioni macabre, atmosfere da incubo, mistero e soprannaturale che si intrecciano: sono questi gli elementi alla base di un buon film dell’orrore. Sin dagli albori del cinema, con alcune incursioni già ai tempi del muto, l’horror ebbe un ruolo importante all’interno dell’industria cinematografica e per tutto il XX secolo fu uno tra i generi più sperimentali.
Tanti i film che negli anni ’30 consacrarono il genere nell’Olimpo hollywoodiano: Dracula interpretato da Bela Lugosi (1931), Frankenstein di James Whale con Boris Karloff (1931) – a cui succedettero La moglie di Frankenstein nel 1935 e Il figlio di Frankenstein nel 1939 sempre con Karloff a interpretare ‘la creatura’-, La Maschera di cera (1934) e L’Ombra che cammina (1936) entrambi diretti da Michael Curtiz. 
Questi sono solo alcuni titoli ancor oggi annoverati tra i più significativi cult movie del genere, che devono la loro fama senza tempo alla straordinaria interpretazione dei protagonisti e alla regia curata nei minimi dettagli.
Non solo il film in sé, ma tutto ciò che ruotava attorno alla pellicola – come la produzione pubblicitaria per la promozione nelle sale – rappresenta oggi un vero cult per i collezionisti di tutto il mondo. Nelle rare occasioni in cui i manifesti o le fotobuste realizzate all’epoca sono stati alienati in asta si sono battuti alcuni record internazionali e oggi le prime edizioni di Frankenstein e Dracula sono considerate tra le più ricercate nel gotha dei manifesti cinematografici.
Si intuisce facilmente perché questi poster siano considerati così importanti, e non è una mera questione di rarità o perizia del disegnatore: sono stati realizzati con la medesima cura maniacale che si applicava alle scenografie, ai costumi, al make-up di scena e alle musiche.
A differenza della pellicola, però, la grafica aveva un ulteriore compito: il manifesto doveva trasmettere tutta la potenza dei personaggi, lasciare intuire la trama senza svelarne il finale, affascinare gli spettatori invogliandoli a comprare il biglietto e a sedersi nella sala buia, addentrandosi nei più reconditi angoli di un mondo spaventoso e al tempo stesso elettrizzante. Il potere della comunicazione visiva nell’industria cinematografica è tutto qui. Ecco perché per interpretare pittoricamente questi titoli venivano ingaggiati i maggiori illustratori sul mercato, autori talentuosi che hanno spesso realizzato straordinari capolavori di grafica pubblicitaria, ispirati dalle più avanguardiste correnti artistiche dell’epoca.
Ne è uno straordinario esempio la prima edizione del manifesto in quattro fogli realizzato per Frankenstein nel 1935 da Raffaele Francisi per l’uscita del film nelle sale italiane: un capolavoro di grafica espressionista in cui i verdi e viola litografici, volutamente mantenuti saturi, acidi e drammatici fanno perfettamente da sfondo ai due elementi che Francisi ha scelto per interpretare visivamente l'intera trama del film: l'incendio del mulino e il volto del 'mostro', così umano ma al contempo spaventoso. Come sempre la cartellonistica italiana ha saputo stupire per cura e bellezza, superando perfino quanto venne realizzato per l’uscita americana della pellicola. Un capolavoro senza tempo, che andrà in asta per la prima volta a Torino e in Italia, il 18 febbraio in Sala Bolaffi, accompagnato da un catalogo interamente dedicato ai manifesti cinematografici. 
Un'asta ricca di rarità, come le prime edizioni realizzate da Martinati de La maschera di cera e L’ombra che cammina di Curtiz, altri due capolavori indiscussi del genere horror, e i quattro fogli dei fortunati sequel della trilogia di Frankenstein (La moglie di Frankenstein e Il figlio di Frankenstein), ma anche il formato a un foglio de Il segreto del Tibet, la prima pellicola in cui si incontra il personaggio dell’uomo lupo.
Una selezione incredibile non solo di manifesti di film horror; in catalogo trovano posto anche intramontabili classici come il quattro fogli di Tempi Moderni illustrato da Anselmo Ballester e ben due formati di Ombre Rosse illustrati da Rino, e molto altro ancora. Un’asta cult, che vi lascerà senza fiato! 
(di Francesca Benfante)

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