L'ARTE DELLA VETRATA


Durante l’impero di Augusto si diffuse la moda di decorare le terme, gli edifici pubblici e le ville con vetri colorati, montati su telai in legno e metallo, grazie alla scoperta della soffiatura a a stampo (circa 25 d.C.) e conseguente crollo del prezzo del vetro. Tale arte si diffuse in tutti territori sottoposti alla sovranità di Roma. La tecnica di costruzione era piuttosto complessa: sull'intelaiatura venivano montati i frammenti di vetro, sia di crogiolo, la cui colorazione era ottenuta aggiungendo ruggine, cobalto o rame alle componenti di base (ossido di calcio e carbonato di potassio) o di vetro plac- cato (cioè vetro in più stratificazioni, per ottenere varie gradazioni di colore). Ini- zialmente, l'artefice approntava un cartone preparatorio. Su questa base, venivano tagliate le lastre o con l'aiuto di un ferro incandescente o (a partire dal XV secolo) di una punta di diamante. Le diverse lastre venivano poi montate su una griglia provvisoria e eventualmente pitturate con l'utilizzo di grisaille, fissata poi con una cottura a temperature assai elevate. A questo punto, le lastre venivano uni- te con l'utilizzo di piombo e montate sull'intelaiatu- ra. Nel periodo cosiddetto barbarico, con la caduta dell’impero romano, la produzione di vetrate cessò in Italia, mentre continuò nei paesi del Nord Europa e nei territori dell’impero romano d’oriente. Dopo l’an- no mille riprese la fioritura di quest’arte. I più antichi esempi rimasti di arte romanica sono i cinque profeti della cattedrale di Augsburg, risalenti al 1130 circa, di perfetta qualità tecnica e artistica. Con l’affermarsi dell’architettura gotica, quindi con la diminuzione delle superfici murarie strutturali a vantaggio di vaste superfici non strutturali, l’uso della vetrata colorata si ampliò in maniera esponenziale, lasciando esempi meravigliosi per qualità e vastità come quelle della Cattedrale di Chartres, eseguite tra il 1155 ed il 1240 che coprono una superficie totale di circa 7.000 mq. Nel periodo tra il XIII e il XV secolo, i migliori artisti erano tedeschi e francesi, infatti anche per la decorazione del Duomo di Milano ci si avvalse dell’opera di maestri d’oltralpe. In maniera sporadica anche grandissimi pittori italiani si cimentarono in quest’arte, ad esempio Duccio da Boninsegna che nel 1287-1288 eseguì per il duomo di Siena il rosone per la facciata (ora conservato al museo dell’opera del Duomo) Col prevalere dello stile rinascimentale, più sensibile alle rese prospettiche, la vetrata si adattò mostrando scene di più ampio respiro, desunte dalle opere pittoriche, anziché raf- figurare singoli personaggi o puri accostamenti cromatici. Nacque allora la grisaglia, che permetteva di realizzare sfumature prima non possibili. Con l'avvento del pro- testantesimo (e la conseguente iconoclastia) e della Controriforma iniziò per le ve- trate un periodo di declino. A partire dalla Svizzera si diffuse l'uso di piccoli pannelli decorativi di carattere laico, soprattutto stemmi, che ornavano le finestre delle case. Nel periodo barocco l'interesse per la vetrata diminuì ulteriormente: la conoscenza delle tecniche si è perdette tanto che nessuno era più in grado di eseguire i restauri. Solo alla fine del XIX secolo in Inghilterra, grazie alla corrente del Neogotico, in particolare per interesse dei pittori inglesi William Morris e sir Edward Burne-Jones rinaque l'interesse per le vetrate. Con l'Art Nouveau e il Liberty, la vetrata ebbe il suo grande rilancio, sviluppando forme e cromatismi nuovi. Louis Comfort Tiffany rinnovò profondamente la vetrata sia dal punto di vista iconogra- fico che tecnico, introducendo l'uso di vetri opachi, fatti produrre da lui stesso, e sostituendo il profilato in piombo con un nastrino di rame. Nell’asta Bolaffi del 25 settembre saranno proposte alcune bellissime vetrate inglesi di epoca vittoriana, provenienti da chiese demolite nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, di un livel- lo qualitativo altissimo e in condizioni ancora miracolosamente più che buone, date le traversie belliche che hanno affrontato. In particolare ci sono esempi di due delle maggiori manifatture specializzate dell’epoca: la Clayton & Bell e la James Powell and Sons, conosciuta anche come Whitefriars Glass.
La prima, fondata da John Richard Clayton e Alfred Bell nel 1855, continuò la pro- duzione fino al 1993. La ditta aveva sede in Regent Street, a Londra, con circa 300 dipendenti. Nel decennio 1860 e 1870 l'impresa lavorava in continuo, con turni di notte per soddisfare le ordinazioni provenienti da tutta l’Inghilterra, l’America e l’Australia. La Whitefriars Glass Company risale al 1680. Nel 1834 fu rilevata da James Powell fantasioso e intraprendente commerciante di vino che sperimentò e svi- luppò nuove tecniche, acquisendo un gran numero di brevetti e diventando leader mondiale nel settore. Scene come il Battesimo di Cristo, i quattro profeti, i Santi Luca e Marco e altre ancora, mostrano un disegno e una coloritura che rendono palpabile l’ispirazione diretta dai grandi maestri pre-raffaelliti e rendono questi lotti una ghiotta acquisizione per i collezionisti più raffinati. 
 
Di Gianfranco Fina