L’ASTRATTISMO SPONTANEO DI ALEXANDER CALDER


Nell’ultima asta di dipinti e arredi antichi del 5 novembre è stata presentata una bellissima gouache di Alexander Calder. Appartenuta a Bettino Craxi, era probabilmente stata da lui acquistata presso la Galleria Michelucci di Firenze, come appare su un’etichetta riportata sul retro. Sempre sul retro reca la scritta a mano: The wheel, titolo dell’opera. Realizzando 94 mila euro si è aggiudicata il titolo di top lot dell’asta. La gouache non solo sintetizza alcuni dei principali contenuti della sperimentazione artistica di Alexander Calder, ovvero la sua attrazione per i simboli elementari dell’universo, l’uso dei colori base e il movimento, i tre elementi fondanti del suo astrattismo, ma la sua presenza sul mercato ha anticipato di pochi giorni l’apertura della mostra intitolata Calder: performing sculpture alla Tate Modern di Londra. Fatto che ha provocato una grande quantità di prenotazioni da parte di collezionisti e galleristi da tutto il mondo per poter partecipare all’asta e aggiudicarsi il lotto. 
Alexander Calder nacque a Lawnton in Pennsylvania nel 1898. Figlio d’arte (il nonno e il padre furono scultori accademici, la madre pittrice), dopo una giovinezza trascorsa da un capo all’altro degli Stati Uniti, si laureò in ingegneria meccanica nel New Jersey (1919), frequentò una scuola d’arte a New York, e a partire dal 1926 iniziò a visitare l’Europa. In Francia nel 1930 incontrò l’astrattismo di Mondrian che fu per lui una vera e propria ‘illuminazione’. E il risultato è noto a tutti: sono i suoi mobiles, vale a dire sculture cinetiche dove elementi dalla forme semplici sono tenuti in un equilibrio delicato. Il movimento di uno degli elementi attraverso qualche agente esterno, provoca un’espansione e un ‘nuovo’ volume dell’opera plastica, che costituisce l’aspetto rivoluzionario dell’arte di Calder. Quasi in contrasto con il rigore matematico che caratterizza la realizzazione di questo tipo di produzione, le gouaches traducono visivamente la spontaneità e la vitalità dell’artista. Calder incominciò a dipingere gouaches nel 1932 (in: Calder Mobiles stabiles, gouaches, bijoux, catalogo della mostra, Antibes 1993, p. 43) ma è dal 1953 ad Aix-en-Provence che divenne per lui una pratica sistematica.

Generalmente si serviva di acqua che stendeva sulla carta e di acqua e di gomma per la preparazione dei colori che erano luminosi come quelli ad olio. I colori erano prevalentemente il rosso, il blu, il giallo che insieme al nero e al bianco esprimono qualcosa di primitivo a cui Calder da sempre era legato. I temi erano occasioni di vita privata che Calder traduceva in forme derivate dalla natura, ovvero in simboli (condivisi anche da Joan Mirò) e nel tracciare i segni sulla carta era guidato da quello che spontaneamente sentiva, con una gestualità quasi rituale. The wheel è in realtà una spirale con segmenti dipinti che presenta delle piccole irregolarità cromatiche volute dall’artista fra cui una macchia nera al centro del dipinto che rompe le geometrie degli elementi della composizione. Riguardo al tema iconografico, Calder nel 1966 alla vista di una fibula scita a Roma in occasione di una visita ad una mostra d’arte delle steppe russe, dichiarò: “Il primo gesto fatto dall’uomo con intento decorativo fu questo, una spirale” (in: Calder a cura di Giovanni Caradente, Milano 1983, p. 14). Un’opera come questa è di molto posteriore al periodo più ricercato da parte dei collezionisti dell’artista che riguarda i suoi mobiles e stabiles (come definì Arp le sue opere appoggiate a terra) dagli anni Trenta agli anni Sessanta, che raggiungevano già cifre altissime. Gouaches simili a questa nostra, realizzate cioè tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, e delle stesse dimensioni (cm 74x105 circa), si potevano acquistare facilmente nei primi anni Novanta al di sotto dei 10mila euro. Dal 2002 hanno cominciato a superare di poco i 10 mila e fino al 2011 raramente hanno oltrepassato i 50 mila. è solo a partire dal 2012 che i valori si sono stabilizzati oltre questa cifra, ma un vero e proprio raddoppio di tale valore si è raggiunto nell’autunno del 2015 con l'apertura della mostra della Tate (11 novembre 2015 - 3 aprile 2016). Il 5 novembre, la casa d’aste Bolaffi è stata quindi una delle prime che ha avuto la fortuna e il privilegio di presentare una gouache di Calder in una delle sue vendite.

Di Maria Ludovica Vertova