La diffusione del consumo di massa delle bollicine è piuttosto recente. All’inizio del secolo scorso lo champagne era un privilegio solo per pochi. Poi tutto è cambiato. In Italia abbiamo iniziato bevendo Prosecco, poi diventato Franciacorta, in seguito Trento Doc, più recentemente Oltrepò Pavese. L’importante è che siano bollicine. Saten per i palati più delicati, pas dosé per i più esigenti, rosé per i più modaioli. Spumante per tutti i gusti e per tutte le tasche. Il livello qualitativo è sempre più alto e finalmente le nostre bollicine italiane non hanno niente da invidiare a quelle francesi. Due nomi su tutti: Ca’ del Bosco con il suo gioiello Annamaria Clementi e Fratelli Lunelli con la mitica Riserva del Fondatore che si sono ritagliati il loro spazio anche nelle aste internazionali.
Ma dove e quando sono nate le bollicine? Per campanilismo duole dirlo ma ebbero origine in Francia, ovviamente nella regione della Champagne, e come molte scoperte importanti per la sopravvivenza della specie umana nacquero per errore! Correva l’anno 1670, quando Dom Pierre Pérignon, giovane monaco benedettino, arrivò all'abbazia d'Hautvillers, vicino a Épernay, con l'incarico di tesoriere.
Dopo le guerre e i saccheggi che nel 1600 avevano devastato la regione, i conventi vennero abbandonati con il conseguente decadimento delle vigne annesse. Egli quindi si adoperò per sistemarle. Il suo lavoro fu indirizzato principalmente alla produzione del vino selezionando le uve migliori, privilegiando i terreni più vocati, affinando le tecniche dell’assemblaggio delle uve e preferendo una spremitura dolce per ottenere un mosto chiaro da uve a bacca nera (soprattutto pinot noir).
Rimane il dubbio sulla genesi della trasformazione del vino fermo in vino spumante, di cui ci sono varie versioni. La prima afferma che sia nato casualmente durante il processo di vinificazione di alcuni vini bianchi. Le bottiglie messe ad affinare in cantina sarebbero scoppiate e quindi avrebbero portato alla scoperta della "presa di spuma". Un'altra versione afferma che l'abate, per rendere più gradevole il vino, vi aggiungesse in primavera dei fiori di pesco e dello zucchero, tappando successivamente la bottiglia con tappi di legno a forma tronco-conica. Allo stappare delle bottiglie si produceva della spuma. Secondo una terza versione invece i viticoltori decisero di imbottigliare il vino subito dopo la fermentazione perché nelle botti invecchiava male. Nelle bottiglie il vino riusciva a conservare gli aromi, ma aveva il difetto di diventare naturalmente spumante con il conseguente scoppio di molte bottiglie. Qualunque fosse la versione reale, era nato per sbaglio un nuovo vino molto gradevole.
Da quel momento in poi quindi anche altri produttori della zona cominciarono a vinificare spumante seguendo le indicazioni dell'abate e contribuendo al miglioramento della tecnica.
Negli anni la notorietà dello champagne si è diffusa in tutto il mondo e il suo uso ha assunto una valenza simbolica nelle celebrazioni particolarmente importanti. C’è sempre un motivo per brindare con delle buone bollicine, che siano italiane, francesi o di qualunque altra provenienza.
Un'importante selezione di champagne sarà presente nella prossima asta di vini pregiati e distillati, in programma a Torino il 21 novembre. Tra i lotti in catalogo si segnalano la sei litri di Cristal 2002 in cassa originale in legno (lotto 777, base 3.000 euro) e diverse bottiglie di Krug Clos du Mesnil Blanc de Blancs dal 1982 al 1995 e del ricercato Salon dal 1997 al 2007. (di Luisa Bianconi)