MAURICE BURRUS, RITRATTO DI UN COLLEZIONISTA


Industriale del tabacco, proprietario di manifatture in Alsazia e in Svizzera, generoso mecenate, deputato al parlamento francese, Maurice Burrus (1882-1959) è passato alla storia anche per la sua collezione di francobolli, considerata tra le maggiori di ogni epoca, quando non la maggiore per l’enorme numero di rarità mondiali in essa comprese. Appassionatosi alla filatelia da bambino, in età matura, grazie ai mezzi ingentissimi di cui disponeva per via delle sue fiorenti imprese, poté acquistare molti pezzi eccezionali, tra cui l’unica lettera affrancata con entrambi i valori della prima emissione ‘Post Office’ di Mauritius.

Personaggio di grande cultura e di gusto raffinato, Burrus fu anche appassionato di archeologia, finanziando gli scavi e il restauro dell’antica città di Vaison-la-Romaine in Vaucluse, e di arte antica, costituendo una collezione di mobili e dipinti francesi, custodita nelle sontuose residenze di Hombourg, Losanna e Sainte-Croix-aux-Mines, poi donata al museo civico di Strasburgo.

Alla sua morte, le raccolte filateliche furono acquisite da una società finanziaria, l’Amhelca Trust, creata ad hoc da alcuni importanti operatori del settore, che, dopo aver trattato direttamente una serie di pezzi, ne affidarono la vendita, a partire dal 1962, alla ditta Robson Lowe.

I massimi commercianti e collezionisti di tutto il mondo parteciparono agli storici incanti, di cui molti avvenuti a Basilea, acquisendo esemplari per i quali la provenienza ‘ex Burrus’ avrebbe costituito da quel momento un pedigree prestigioso e indelebile.

Nell’ambito delle aste Bolaffi di aprile e ottobre 2016 erano presenti, in uno stato di conservazione assolutamente eccezionale, alcuni lotti provenienti dagli album del magnate francese, che Giulio Bolaffi ebbe modo di ben conoscere di persona, essendo uno dei suoi mercanti di riferimento, noto e apprezzato per la strenua ricerca della migliore qualità.

Tra essi un 2 pence azzurro pallido ‘Post paid’ (incisione logora) dell’emissione 1848 di Mauritius su lettera per Port Louis, appartenuto tra gli anni ’80 e ’90 del Novecento anche alla raccolta del giapponese Hiroyuki Kanai, è stato battuto per 5.490 euro mentre una piccola gemma come un’altra lettera del gennaio 1850 per Sydney affrancata con esemplare da 2 pence prima tavola con angolo di foglio della prima emissione per il nuovo Galles del Sud, francobollo non raro ma in questo caso di straordinaria bellezza, è salita fino a un realizzo di 6.710
euro da una base di 750 euro.


Il documento più eclatante era tuttavia la busta da Mersina per Beirut con due strisce verticali di quattro esemplari del 10 para rosa e azzurro della terza emissione per il Levante Russo, aggiudicata per 9.150 euro. La firma per esteso Giulio Bolaffi con l’indicazione ‘1960’, oltre a essere la migliore garanzia della qualità del pezzo, indica anche l’anno in cui il mercante ne venne in possesso.

Infine, un piccolo lotto di francobolli sciolti nuovi e relativi a varie nazioni, comprendente numerosi esemplari ex Burrus, ha dimostrato di essere largamente apprezzato, facendo fermare il martello del banditore a 11.000 euro con partenza da 3.500 euro.

Viene così confermato ancora una volta il principio, valido non solo per la filatelia ma per ogni altro settore antiquariale, secondo il quale, in questo momento caratterizzato da una vasta offerta sul mercato di esemplari di tutti i paesi del mondo, a contare sempre di più, oltre alla qualità intrinseca del materiale, è la provenienza da importanti collezioni del passato, per cui esista la documentazione di storici cataloghi. Per questo motivo, la raccolta Burrus, entrata di diritto in quello che potrebbe definirsi senza esitazioni come il ‘gotha’ della filatelia di ogni epoca, continua e continuerà a esercitare sempre un richiamo irresistibile per tutti coloro che amano il collezionismo di francobolli.

Probabilmente meno nota ma di grandissima importanza fu anche la sua collezione di libri e manoscritti antichi, dispersa dagli eredi in due recenti aste Christie’s (a Parigi per le opere a stampa e a Londra per i manoscritti miniati), tenutesi tra l’autunno 2015 e la primavera 2016. Le due vendite hanno fruttato un totale di 4.700.000 euro.

di Alberto Ponti