QUANDO A VINCERE È LA QUALITÀ


Non è certamente  sfuggita agli occhi dei collezionisti più raffinati la piccola col- lezione di francobolli di vari paesi presentata  all’interno del capitolo dedicato  a Europa e Oltremare dell’asta Bolaffi dello scorso aprile. A eccezione di un blocco usato di 32 esemplari del ½ anna della seconda emissione di India (1854), uno dei due massimi multipli noti, venduto a 26.840 euro, l’insieme non presentava nessuna rarità di grande rilevanza ma era caratterizzato da una elevatissima qualità di tutti i pezzi, che ne costituiva di gran lunga la cifra distintiva. La firma di Giulio Bolaffi, a cui il collezionista si era personalmente rivolto quasi mezzo secolo fa per la sele- zione degli esemplari, rappresentava il più alto sigillo di garanzia, essendo stato il mercante torinese, fra i grandi esperti  di uno  stato di conservazione che non fosse solamente specchio di un’originalità indi- scutibile ma esaltasse anche la valenza estetica del francobollo in quanto oggetto da collezione. Questa filosofia si è dimostrata nel tempo l’unica veramente valida e in grado di resistere alle mode passeggere, confermando la sua attualità soprattutto oggi che il collezionismo di francobolli trova la sua ragion d’essere in un’ottica antiquariale di alto livello.
 
Sono così spiegati per molti lotti di questa raccolta, che dovrebbe definire sempre di più lo standard per la filatelia degli anni a venire, i realizzi molto superiori alle basi di partenza e vicini alle quotazioni massime indicate dai cataloghi specializzati. Tra questi, un blocco di dieci esemplari dell’1 kreuzer nero, primo francobollo emesso dalla Baviera nel 1859, ha totalizzato ben 19.520 euro partendo da una base di 6.500 euro. A una cifra poco superiore (20.740 euro) si è invece fermata una lettera del 14 marzo 1856 da Bergen diretta a Napoli con una striscia di sei esemplari del 4 skilling della prima emissione di Norvegia, mentre uno dei più begli esemplari conosciuti del valore da 54 parale di Moldavia annullato su busta nel 1858 ha cambiato pro- prietario per 24.400 euro, più che triplicando la partenza di 7.500 euro. Si tratta solamente di alcuni esempi significativi di francobolli che non compaiono tra le massime rarità della collezione delle relative nazioni, e che, in uno stato di conser- vazione non eccellente, non si avvicinerebbero neppure lontanamente ad aggiudicazioni di questo livello.
 
Un discorso analogo si può fare anche a proposito  di esemplari di maggiore rarità. In questo caso un ulteriore fattore  di apprezzamento è rappresentato  dalla storia del pezzo e dai suoi successivi passaggi di proprietà, dal momento  che gli esemplari più ricercati sono da sempre appannaggio dei collezionisti più eminenti. Un 2 pence azzurro chiaro con incisione intermedia ‘Post Paid’ di Mauritius (1848), già parte delle raccolte di Ar- thur Hind e Hiroyuki  Kanai, è stato  battuto  a 24.400 euro, somma corrispondente  al valore di 20.000 ster- line indicato dal catalogo Stanley Gibbons. Gli stessi fattori sono all’origine di uno dei più recenti record raggiunti dalle Aste Bolaffi: nella vendita del 29 maggio 2015 due esemplari da 1 penny arancio e 2 pence azzurro ‘Post Paid’ prima tiratura ancora di Mauritius furono venduti per 204.000 euro da una base d’asta di 70.000 euro, corrispondenti al realizzo dell’asta Feldman di zurigo del 1993 in cui furono acquistati dal collezionista che li possedette per oltre trent’an- ni. Un investimento che nello stesso periodo di tempo  ha avuto un ritorno pari al 200% confermando come, quando entra in gioco la massima qualità, la filatelia rimanga un bene rifugio fra i più stabili e soddisfacenti.

Se i francobolli delle colonie ingle- si hanno notorietà  universale per il fatto  di essere stati emessi da uno dei massimi imperi della storia mo- derna, altrettanto vasta è la platea a cui si rivolgono le emissioni dello Stato Pontificio, mediante i quali si irradiò la corrispondenza dalla capitale del cattolicesimo agli angoli più remoti del pianeta. Le Aste Bolaffi stanno disperdendo, ormai da tre anni, una delle massime collezioni comprendente  tutti  i valori più significativi su busta delle tre serie di francobolli che videro la luce nella Roma preunitaria del periodo 1852-1870. Premia- ta in numerose esposizioni internazionali, la raccolta si snoda secondo un criterio enciclopedico che, oltre a tutti i francobolli tipo, abbraccia anche varietà e specia- lizzazioni. I risultati delle diverse vendite tuttavia confermano una volta di più come la qualità sia il criterio premiante. Nell’ultimo incanto del 21 e 22 aprile, un’affranca- tura di cinque valori su lettera delle emissioni  1867 e 1868, ottimamente conservata e di forte impatto scenografico, in cui compare il 3 c. grigio rosa non dentellato, da una partenza di 5.000 euro è salita fino a un prezzo finale di 14.640 euro. Sempre nello stesso catalogo era presentata una delle cinque buste note con l’80 c. dentel- lato rosa ‘fragolone’, che ha trovato un compratore a 85.400 euro, mentre il pezzo raffigurato sulla copertina del catalogo d’asta del 10 dicembre 2015 (un’altra busta, diretta a Bruxelles, con tre esemplari da 1 scudo della prima emissione, seconda più alta affrancatura dello Stato Pontificio) ha totalizzato 51.240 euro, partendo da una stima iniziale di 30.000 euro. Entrambi  i pezzi corrispondevano a parametri quali-
tativi assai elevati, probabilmente i migliori  possibili tenuto  conto  dell’esiguità di affrancature simili presenti normalmente sul mercato.
 
Nella stessa asta, per una fascetta per stampati con ben due esemplari del 3 c. gri- gio del 1867, di reperibilità non certo inferiore ai due documenti precedenti (sono note solamente una quindicina di corrispondenze con questo valore) da una base di 20.000 euro il martello del banditore si è invece fermato a 31.720 euro. Siamo in presenza di un realizzo di tutto rispetto ma penalizzato dal fatto che, sebbene tutti gli esemplari fossero perfetti, l’aspetto complessivo del pezzo fosse esteticamente meno gradevole di affrancature analoghe. Anche l’occhio vuole la sua parte.